Raccontare la difficoltà di leggere. Farlo attraverso un linguaggio costituito da immagini e suoni. Si tratta di un cimento che, evidentemente, ha scoraggiato molti sceneggiatori se è vero che i film sulla dislessia sono un numero così esiguo.
Ci sono però le eccezioni, sia perché esiste qualche film che ha provato a trattare compiutamente il tema, sia perché, seppure in modo tangenziale, personaggi dislessici appaiono in un sorprendente numero di pellicole.
C'è inoltre un interessante comparto documentaristico, e anche se alcune delle opere più significative di questo novero non hanno avuto una distribuzione in lingua italiana, vale comunque la pena di conoscerne l'esistenza. L'elenco completo dei film sulla dislessia è consultabile nella pagina di Filmaboutit.com dedicata al tema.
Per capire qualcosa di più sulla dislessia e sulla sua rappresentazione cinematografica abbiamo fatto una chiacchierata con Giacomo Cutrera: classe 1988, bresciano, ingegnere, dislessico. Da anni Giacomo si occupa, con un trasporto ed un'energia quasi inesauribili, di informazione, tenendo conferenze e raccontando la sua esperienza a insegnanti e genitori con l'ideale obiettivo di aiutare ogni ragazzo dislessico a esprimere pienamente le proprie potenzialità.
Giacomo, malgrado la scarsità di film su questo argomento, negli anni ci sono state, al cinema o nelle serie tv, numerose rappresentazioni della dislessia, anche se spesso solo episodiche o marginali. In generale trovi che ci sia stata un'evoluzione nel modo di raccontare questa caratteristica? Pensi che possa costituire un soggetto interessante dal punto di vista narrativo?
I film incentrati solo sulla dislessia sono pochi, ma è altrettanto vero che la storia dello studente dislessico è un modello abbastanza appassionante nel panorama cinematografico. La dislessia è una caratteristica che per definizione è l'unione di due parametri, uno positivo e l'altro negativo. Quello positivo è l'intelligenza: per essere dislessico devi avere un'intelligenza nella media o superiore ad essa. Quello negativo è la velocità di lettura estremamente bassa: diciamo che se mettessero in una stanza tutti gli uomini del mondo e facessero una gara di lettura i dislessici farebbero parte del 5% dei candidati che arrivano ultimi.
Io sono dislessico, ho una intelligenza nella norma e una velocità di lettura estremamente bassa.
Questo a prima vista sembra veramente banale, ma provate a immaginare un protagonista caratterizzato in questo modo che viene catapultato nell'ambiente scolastico dove vige un'antica e assurda credenza che è quella del "Se leggi lentamente e con fatica è perché non sei intelligente". In questo mondo lo studente viene etichettato come stupido o poco capace mentre in realtà potrebbe anche avere un'intelligenza sorprendente.
Credo che una persona che subisce pesantissime ingiustizie scolastiche e sociali in tenera età, e che ha un elevato potenziale, sia un personaggio interessante e non mi sorprende che in molti film si intraveda questa tipo di figura, soprattutto se pensiamo che simili eventi avvengono tutti i giorni nella vita di molti ragazzi che si rispecchiano perfettamente.
Hai in mente qualche sequenza particolarmente significativa?
Le citazioni più interessanti a mio parere sono queste:
- The Blind Side. Sandra Bullock interpreta la madre adottiva di un ragazzo decisamente portato per il football, ma che a un certo punto del film vede la sua carriera sportiva minacciata da voti molto bassi. La madre adottiva andrà in profondità per scoprire il perché delle difficoltà scolastiche e si scoprirà che il ragazzo è intelligente, ma ha un problema con la lettura.
- Pearl Harbour. Ben Affleck (che è dislessico anche fuori dal set) interpreta la parte di un aviatore con una vista perfetta che vede la sua carriera minacciata perché le regole dell'esercito dicono che chi fatica a leggere non può essere un buon pilota, ma lui sa di essere un ottimo pilota e non si arrende a questo pregiudizio.
- In Her Shoes. Il personaggio di Cameron Diaz (un'aspirante attrice) fatica a superare i provini perché ha difficoltà a leggere dal gobbo.
Un fatto curioso riguarda i film americani o anglosassoni degli anni '90 che citavano la dislessia apertamente, ma che sono arrivati in Italia dove questo termine era sconosciuto per la stragrande maggioranza degli spettatori e quini veniva tradotto con "lento a leggere".
Correva l'anno 1989. Tu eri appena nato e Rick D. Lavoie realizzava "Come può essere così difficile?", un documentario sui disturbi dell'apprendimento costruito a partire da un meccanismo semplice eppure straordinariamente efficace. Ti va di spiegarci il principio alla base di questo progetto? Trovi che sia stata un'opera importante per portare questi temi all'attenzione del grande pubblico?
[questo documentario è visibile liberamente, legalmente e in italiano su YouTube, ndr]
In quegli anni me ne stavo tranquillo nella culla e non leggevo esattamente come tutti i miei coetanei (bei tempi).
Poi sono arrivate le elementari e poi le medie. Alle scuole medie io avevo una velocità di lettura che era circa la metà di quella dei miei compagni e tutta una serie di problemi legati a questo. A scuola esiste la strana convinzione che tutti leggano con la stessa velocità (che un po' come se il vostro negozio di scarpe preferito fosse convinto che tutte le donne portino il 38).
Questa convinzione si era tradotta nel mio caso in prove di verifica calibrate su una velocità di lettura media (il doppio della mia), prove che non riuscivo a completare per mancanza di tempo. Poi sono arrivato alle superiori, hanno scoperto che sono dislessico e alla prima verifica di matematica fatta con il tempo tradizionale ho preso 5, insufficiente. Era un 5 particolare perché avevo completato la prima facciata in modo perfetto e la seconda l'avevo lasciata completamente in bianco per scarsità di tempo. La professoressa di matematica sapendo che ho una velocità di lettura pari alla metà di quella media ha fatto due più due e ha capito che il problema stava lì.
Ha fatto un esperimento provando a farmi una verifica simile con un tempo raddoppiato (due ore al posto di una) e mi ha visto completare la verifica in modo perfetto: 10.
Lei ha fatto un ragionamento: se una persona le cose non le sa, allora puoi dargli una, due o anche quattro ore in più, ma non le sa comunque. Se con il doppio del tempo uno prende dieci vuol dire che le cose le sa. Quello per me è stato il punto di svolta, l'istante in cui ho capito che funzionavo a dovere, ma che dovevo imparare a conoscere meglio i meccanismi del mio cervello.
In quell'anno, il 2002, ho visto per la prima volta Come può essere così difficile? e finalmente ho capito il perché di tante cose.
Nel video si vede una simulazione condotta da Lavoie che tenta di far vivere a un gruppo di persone molto eterogeneo quello che un ragazzino con Dislessia, Disgrafia, Disortografia o Discalculia vive ogni giorno in classe. Il seminario si concentra sulla frustrazione l'ansia e la tensione e riesce a ricrearle e farle provare ai partecipanti. Il tutto è intervallato da esempi e spiegazioni che rendono molto chiaro l'argomento.
Vedere un video simile dà subito una panoramica abbastanza completa su quello che è e quello che non è la dislessia. Gli esempi e i parallelismi sono ben studiati e servono a far notare il perché di tanti comportamenti che appaiono strani ma che in realtà non lo sono affatto.
Un esempio famoso è quello della percezione: Lavoie chiede ai partecipanti di guardare una foto di pessima qualità e di dire quello che vedono: la gente non riesce a vedere altro che macchie apparentemente prive di un soggetto e quindi rispondono buttando l a caso dei soggetti possibili.
Una volta chiaro che nessuno riesce a vedere il soggetto della foto lui chiede di guardare meglio, minaccia punizioni e offre incentivi anche economici per chi gli darà la risposta giusta, ma nulla.
Da questo esempio appare chiaro che il problema non è la motivazione, come molti pensano, ma la percezione. Dopo aver lasciato riprendere i partecipanti dalla pesante sconfitta rivela loro la soluzione: si tratta del muso di una mucca.
Mostra loro il contorno di essa e da li in poi tutti riescono a percepirla e si domandano come facevano a non vederla prima.
"Stelle sulla terra" è il film per eccellenza sulla dislessia. Senza essere troppo didascalico, riesce a raccontarne le molte implicazioni: quelle didattiche, emotive e relazionali. Prima di entrare nei meriti specifici della pellicola, ti va di ricordare le sensazioni che ha suscitato in te la prima visione del film?
Stelle sulla terra è un film basato sulle emozioni e raccoglie bene quelle provate dal piccolo protagonista ma anche quelle dei suoi genitori e insegnanti.
La maggior parte di queste emozioni trovano il culmine nelle scene musicali tipiche dei film Indiani che purtroppo sono state tagliate nella versione Italiana.
In particolare penso alla scena del "Perché non puoi?" che rimbalza sulla lavagna insieme a tutti gli appellativi negativi con il quale viene etichettato il protagonista dislessico. E una scena che dà un forte senso di angoscia, impotenza e rabbia che sfociano in un pianto disperato.
Quando ho visto il film per la prima volta questo era appena uscito nelle sale Indiane e quindi l'ho visto in lingua originale e ricordo che mi era rimasto impresso proprio questo grande lavoro nel mostrare quanta sofferenza può essere provocata dall'ignoranza in merito al tema.
Quali sono i meriti principali di "Stelle sulla terra"? Gli aspetti meglio rappresentati, le intuizioni più efficaci?
Il film mostra tante piccole sfaccettature: mostra un ragazzino con una grande predisposizione per il ragionamento per immagini e con una grande inventiva che però inizialmente gli si rivoltano contro.
Nella scena della verifica i matematica si nota che lui ha ben chiaro l'ordine dei pianeti del sistema solare e il suo cervello crea una serie di collegamenti visuali per affrontare il problema perdendosi sul concetto di moltiplicazione per poi sbagliare clamorosamente.
Nelle fasi successive, si vede ancora la sua abilità nel notare i dettagli e nel costruire immagini e storie con grande creatività, ma tutto va di pari passo con il problema nella lettura e i voti scolastici disastrosi.
Quando la maestra gli chiede di leggere correttamente e ad alta voce tra le risate dei compagni, lui fa visibilmente fatica e esce dall'imbarazzo di quella situazione comportandosi da ragazzo indisciplinato come se volesse dire ai compagni: "non è che non ci riesco, sono io che non voglio farlo per fare un dispetto alla maestra, sono un ragazzo trasgressivo".
Poi questo meccanismo di difesa crolla quando i protagonista viene mandato in collegio e fa i conti con la realtà deve riuscire a fare come gli altri perché tutti vogliono quello e nessuno sarà felice fintanto che lui non assolverà ai compiti prestabiliti esattamente nella stessa modalità degli altri. In quel momento arriva il famoso "Perché non puoi?" che rimbomba nella sua mente e sta ad intendere "Ci provo ma perché non ci riesco?" la strada sembra senza uscita e il protagonista si chiude completamente, si abbandona allo sconforto e smette di fare tutto ciò che è bravo a fare, compreso dipingere.
In quel momento arriva il supplente di educazione artistica che vede un ragazzino che non vuole dipingere e che è sull'orlo della depressione. L'insegnante d'arte va a trovare i genitori del ragazzo e rimane sorpreso del vedere la sua cameretta piena di disegni. A questo punto mettendo insieme i vecchi quaderni e comprendendo gli errori ricorrenti riesce a capire che probabilmente il ragazzo è dislessico e spiega alla famiglia di cosa si tratta.
Successivamente l'insegnante andrà a spiegare la cosa anche alla classe e al ragazzino rivelandogli i essere anche lui dislessico e di capire benissimo quello che prova.
Da qui in poi il nostro protagonista ricomincia a usare la creatività creando un modellino funzionante di idrovolante in legno e lo fa navigare nel laghetto stupendo i propri compagni.
Infine affronta i problemi relativi alla lettura e riprende a dipingere.
Come dicevo la storia è molto legata alle emozioni e aiuta a comprendere la reazione emotiva che si ha davanti a un compito che tutti pretendono ma che sembra praticamente impossibile.
Pensi che ci siano anche dei limiti o delle imprecisioni nell'opera? Quanto questo film è in grado di generare conoscenza sul tema della dislessia, a tuo parere?
Il punto debole di Stelle sulla terra è proprio la complessità del tema trattato. Credo sia veramente difficile spiegare e far capire cos'è la dislessia e allo stesso tempo concentrarsi sulle emozioni.
Il rischio del film è quello di vedere un ragazzino che ha delle difficoltà a scuola, percepirne il dolore e la sofferenza uniti a incomprensioni e ingiustizie, per poi vederlo risolvere tutto grazie a un buon insegnante.
Questo messaggio arriva chiaro e richiama all'importanza del docente, ma allo stesso tempo non spiega esplicitamente i meccanismi della dislessia, lascia come sottinteso il fatto che la dislessia non è una malattia, ma una caratteristica che ti accompagna tutta la vita.
Se si vuole veramente far conoscere il tema è utile abbinare la visione di alcuni pezzi del film ad una spiegazione più approfondita.
Al di là della dislessia come soggetto narrativo, trovi che in ambito didattico il cinema possa essere contemplato tra i cosiddetti "strumenti compensativi"? Più in generale, pensi che nella scuola contemporanea sarebbe auspicabile un approccio maggiormente aperto, multidisciplinare e meno legato alla preponderanza del testo scritto tradizionale?
Provo a ribaltare la domanda: voi avete mai provato a chiedere a un appassionato lettore quale è stato il libro che lo ha fatto innamorare della lettura? Io ho provato e quasi nessuno mi ha citato un libro letto a scuola, ma moltissimi hanno citato il libro a scelta che avevano deciso di leggere sotto l'ombrellone, magari dietro a un esplicito invito alla lettura fatto a un docente.
Io ho amato dei racconti e mi sono appassionato alla storia dei grandi autori attraverso i film, attraverso incontri e accesi dibattiti in merito al senso di un finale criptico di una particolare pellicola o all'analisi dell'influenza di un determinato film su un altro.
Il metodo e l'approccio critico di chi impara a leggere un film nel profondo è molto simile a quello usato nella lettura dei libri. Il libro è più schematico nella sua struttura e usa un solo canale di apprendimento che è quello visivo verbale (letto-scrittura) mentre il film usa anche il canale uditivo e le immagini questo lo rende più complesso, ma allo stesso tempo la molteplicità di stimoli permette di memorizzare meglio le sequenze.
Scovare dettagli e collegamenti di un'opera cinematografica credo sia molto educativo, soprattutto per imparare ad osservare in modo critico un'opera e adoperare in modo consapevole i canali di apprendimento più frequentemente utilizzati.
Spesso ami ricordare il consistente numero di dislessici celebri e/o geniali nella storia. Ci sono storie affascinanti - magari poco conosciute - in cui sei incappato? Chi sono i dislessici le cui storie sarebbero adatte a diventare grandi film?
Il mondo in cui viviamo è stato plasmato da menti geniali che hanno inventato cose incredibili come la lampadina o teorizzato l'idea che l'uomo potesse in qualche modo volare con un aeroplano.
Oggi noi chiamiamo questi uomini geni perché hanno fatto quello che gli altri credevano impossibile, ma molti di loro a scuola venivano considerati delle mosche bianche perché diversi dallo studente medio.
Oggi anche io vengo elogiato e portato in palmo di mano da professori, docenti universitari, scrittori e personalità varie e sento dire da alcuni genitori: "Sì, tu sei bravo, ma mio figlio non è come te". La mia risposta è: "anche io non ero come me". Io non sono nato ingegnere. Quando ero a scuola ero quello considerato incapace che leggeva con fatica.
Poi è arrivata la svolta e il desiderio di cambiare le cose per far sì che la storia non debba ripetersi.
Una persona che stimo ha detto che i ragazzini dislessici, che affrontano una scuola che non conosce questo tema, sono degli eroi.
Io credo che tutti questi eroi meriterebbero un film dedicato anche perché ognuno è diverso dall'altro.
L'ultima domanda, tradizionalmente, è la più semplice. Al di là del tema in oggetto, qual è il tuo film preferito in assoluto?
Il cavaliere oscuro, di Christopher Nolan.
Prima di tutto perché tutta la trilogia è spettacolare e perché anche Batman usa gli strumenti compensativi!
Poi se ci pensiamo bene in questo film Batman combatte contro Joker che rappresenta il Caos: lui tira fuori il peggio di ognuno, fa sentire tutti impotenti e manipola ogni persona in ogni modo per raggiungere il suo appagamento.
Batman è esattamente il suo opposto: crea un simbolo che dà speranza e fa emergere la parte più forte e pulita di ogni persona. Il campo di battaglia dove si scontrano non è quello dove si ritrovano a duellare, ma è dentro la coscienza delle persone.
Lo stesso combattimento avviene anche nel campo della dislessia e a scontrarsi sono Informazione e Disinformazione.